Funakoshi Gichin
Maestro Funakoshi Gichin (nato nel 1869 a Okinawa – morto nel 1957) è considerato il padre e fondatore del Karate moderno. Faceva parte dei grandi esperti dell’arte marziale okinawese. Per più di trent’anni fu l’allievo del Shorin Ryû.
"Kan" significa casa o tempio e "Shoto", che era anche lo pseudonimo con il quale il maestro Funakoshi firmava le sue poesie fu chiamato lo stile di Karate di questo maestro. Nel suo libro KARATE DO il mio stile di vita (pp. 93-94) il maestro Funakoshi spiega perché scelse questo nome per il suo stile di Karate.
Mi è stato spesso chiesto come è successo che io scegliessi lo pseudonimo di Shoto, che divenne il nome del dojo. La parola “shoto” in giapponese significa letteralmente “onde di pino” e così non ha un grande significato arcano ma voglio dire perché lo scelsi.
La città fortificata di Shuri dove sono nato è circondata da colline con foreste di pini delle Ryukyu e vegetazione sub-tropicale, fra cui il Monte Torao, che apparteneva al Barone Chosuke le (il quale, di fatto, divenne uno dei miei primi mecenati a Tokio). La parola “torao” significa “coda di tigre” ed era particolarmente appropriata poiché la montagna era molto stretta e così foltamente boscosa che vista da lontano sembrava piuttosto la coda di una tigre. Quando avevo tempo, solevo passeggiare sul monte Torao, talvolta di notte quando la luna era piena e il cielo era così limpido che si stava sotto una volta di stelle. A quei tempi, se accadeva che ci fosse anche un po’ di vento, si poteva udire lo stormire dei pini e sentire il profondo, impenetrabile mistero che si trova all’origine di tutta la vita. Per me il mormorio era una specie di musica celestiale. (…) In seguito quando fui ventenne e lavoravo come maestro a Naha, andavo frequentemente in una stretta, lunga isola nella baia che vantava uno splendido parco naturale chiamato Okunoyama, con maestosi alberi di pino ed un grande stagno con alberi di loto. La sola costruzione sull’isola era un tempio Zen. Anche qui solevo venire frequentemente a passeggiare da solo fra gli alberi.
Da quell’epoca ho praticato karate per alcuni anni, e divenendo più familiare con l’arte sono ora più conscio della sua natura spirituale. Godere la solitudine ascoltando il vento fischiare attraverso i pini era, mi sembrava, un’eccellente maniera per raggiungere la pace di spirito (lett.: “pace della mente”; N.d.T.) che il karate richiede.
Grazie allo studio di molti anni dei sistemi okinawesi, il Maestro Funakoshi ebbe una grande visione delle possibilità in essi contenute. Quando però nel 1921 andò in Giappone, incontrò una nuova mentalità che rendeva impossibile l’insegnamento dell’arte marziale secondo il vecchio modello okinawese. Dall’inizio fu chiaro che non poteva entusiasmare gli allievi giapponesi con quello che finora aveva fatto parte del Karate okinawese. I giapponesi “moderni” volevano far parte del mondo basato sul consumo. Il Karate come cammino poteva sopravvivere difficilmente nel Giappone di allora.
C’era bisogno di un aspetto sportivo, la competizione, l’attrattività esteriore. Maestro Funakoshi si oppose a ciò per tanto tempo, perchè supponeva che in questo modo il Karate potesse perdere il suo significato. Cercò delle possibilità che potevano permettergli di unire entrambe le cose. L’innovazione più importante fu che permise di usare oltre al Bunkai anche altre forme del Kumite negli esercizi. Queste forme diventarono a poco a poco delle parti fisse dell’allenamento. Così nacquero prima il Gohon Kumite (combattimento a cinque passi) e il Sanbon Kumite (combattimento a tre passi), dopo il Kihon Ippon Kumite (combattimento fondamentale), il Jiyu Ippon Kumite (combattimento fondamentale semi libero) e alla fine il Jiyu Kumite (combattimento libero).
Maestro Funakoshi cercò dall’inizio un sistema d’insegnamento che potesse garantire l’accesso a tutto il Karate anche per il futuro. I suoi esercizi non volevano limitarsi all’aspetto fisico ma dovevano includere la mente e il cuore. Ci vollero quasi 15 anni fino a che Maestro Funakoshi decise di ridurre definitivamente i Kata nella sua scuola. E soltanto nel suo ultimo libro Funakoshi stabilì di avere 15 Kata nel suo sistema.
Le sue lezioni consistettero soprattutto nel Kata e Bunkai e si basarono sui principi del Shuri Te okinawese della scuola di Itosu. Per perfezionare le singole techniche fece praticare il Kihon (esercizi fondamentali) e allenare al Makiwara (asse di legno). Nella grande varietà dei punti del corpo (Kyûsho) scelse quelli che vengono attaccati nei 15 Kata specifici dello stile e li dispose in un sistema chiamato Jintai Kyûsho. Nel Karate Shotokan questo viene ancora considerato la direttiva per i punti del corpo da attaccare nei Kata Bunkai. In più occorre la perfezione della tecnica e il controllo delle diverse forme della forza (Kime).
Gichin Funakoschi (1869 – 1957)